Categoria: L'orto di casa nostra
Chissà come si saranno sentiti, l'11 luglio, i parlamentari protagonisti del rientro dei Savoia in Italia e, al tempo stesso, delle nuove norme sull'immigrazione.
Quanto potere nelle mani di così poche persone. Per alcuni nostalgici, addirittura, si è trattato di un vero e proprio riscatto con la storia.
Riabilitata la casa reale che nulla fece per fermare il fascismo e che da questi si fece guidare la mano per firmare anche le odiose leggi razziali (e chissà che questo non sia da interpretare come un segnale rivolto all'attuale Presidente della Repubblica che, sinora, in quanto a facilità di firma, non si è dimostrato secondo a nessuno); riabilitate le leggi razziali stesse, con l'approvazione di nuove norme sull'immigrazione altrettanto odiose ed altrettanto offensive della dignità umana. Norme complicatissime, inapplicabili, di fatto finalizzate a chiudere le vie legali al fenomeno migratorio e, per questo, oltremodo punitive per chi cercherà inutilmente di osservarle e che, a sua volta, sarà costretto a violarle.
Un'esibizione di "attributi" senza precedenti alla quale il centro-sinistra non ha saputo far altro che omologarsi, complice, anch'esso, per aver contribuito ad alimentare parte di questa sceneggiata.
E chissà come si saranno sentiti, quindi, alla vista del trionfo della maggioranza di Governo su due temi da sempre cavallo di battaglia della destra, i parlamentari dell'Ulivo.
Utili scemi alla Camera per votare, insieme ai parlamentari del Polo, per altro divisi dal voto di astensione della Lega,  l'atto finale di un provvedimento non degno del ruolo di parlamentare rivestito; inutili oratori al Senato, schiacciati da una maggioranza compatta e decisa sino in fondo a far ripiombare l'Italia in un clima di intolleranza ed autoritarismo.
Sarebbe bastato poco, ai deputati dell'Ulivo, per rovinare parte della festa alla maggioranza di Governo e per ricordare che la Storia, quella con la S maiuscola, non sempre si può riscrivere o scrivere a piacimento.
Sarebbe bastato poco, ai deputati dell'Ulivo, per ricordare, in modo particolare all'attuale Presidente della Repubblica, che c'è un limite a tutto e che il presunto ruolo di pacificatore istituzionale non può e non deve divenire l'alibi per assumere continui comportamenti pilateschi e per evitare il giudizio della Storia.
Sarebbe bastato poco ma così non è stato.
E dopo questo triste spettacolo, offerto dal Parlamento nel suo insieme, parlare di democrazia malata ha ben poco senso: l'11 luglio ha vinto il regime.