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Purtroppo, di nuovo in evidenza: Contro ogni forma di razzismo
Alla distanza i problemi degli uni incideranno e s'integreranno con i problemi degli altri; ma non per questo è il caso di avere benevolenza per chi ha la vocazione al suicidio.

E così, alla fine il braccio di ferro tra il Governo e la corporazione dei benzinai si è concluso: una sorta di favola drammatica a lieto fine, dove il principe buono riesce a sposare la bella e gentile di turno, mentre per i sudditi si prospettano anni di pace e prosperità.
E sì che già avevo manifestato poca simpatia per la categoria dei bottegai (precedente articolo: Luddisticamente a fianco dei benzinai), e l'esito finale della trattativa condotta da questa particolare categoria di bottegai non ha certamente contribuito a farmi cambiare opinione.
Ancora una volta non si è riusciti a guardare al di là del proprio naso, con la pervicace volontà di salvaguardare soltanto le proprie e specifiche posizioni di rendita, senza minimamente curarsi dei problemi generali, senza cioè porsi la questione d'inserire le proprie difficoltà in un ambito di più largo respiro ed in grado d'integrarsi con l'interesse generale.
Certo, alla distanza si pagherà per questa miopia, e alla distanza i problemi degli uni incideranno e s'integreranno con i problemi degli altri; ma non per questo è il caso di avere benevolenza per chi ha la vocazione al suicidio.
Nella sostanza, la trattativa "felicemente" conclusa sancisce una sorta di liberalizzazione modulata che non salvaguarda in alcun modo i livelli occupazionali del settore, mentre dovrebbe garantire (per quanto e come, in modo particolare per i piccoli esercizi?) gli attuali livelli di reddito dei gestori.
Il meccanismo è semplice, una sorta di "uovo di Colombo": si limita la concorrenza dei soggetti forti sul mercato imponendo l'apertura di altre attività commerciali insieme alla possibilità di aprire liberamente gli impianti self-service. Niente self-service selvaggio, quindi, ma dei veri e propri negozi, modello hard-discount per il servizio alla pompa, dove il cliente può spartanamente acquistare il carburante, i pannolini o il pane e pagare alla cassa.
Come e perché una simile imposizione dovrebbe però costituire un motivo di difficoltà per l'ingresso massiccio della grande distribuzione, confesso di non averlo capito. E come e perché una simile trasformazione dei distributori possa garantire gli attuali livelli occupazionali è un altro mistero.
Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto della questione, è facile prevedere che anche i medi gestori si adegueranno ben presto alla logica del self-service, mettendosi alla cassa del proprio esercizio senza necessità alcuna di troppo personale; mentre gran parte dei grandi esercizi è già ora in linea con l'abbinamento "carburanti-altri generi commerciali", per cui è solo questione di eliminare i pochi addetti rimasti di servizio alle pompe.
E pensare che circa 10 anni fa rimasi scandalizzato da quella che consideravo un'inciviltà soltanto francese (quando si dice provinciali). Nelle aree di servizio era praticamente impossibile incontrare qualcuno oltre il personale alla cassa, tutto self-service, dal pieno di benzina al cambio dell'olio, per finire con i panini nei distributori automatici.
Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, ricordiamoci d'indossare la tuta prima di recarci a controllare l'olio e fare benzina, oppure sperare nel disoccupato che per 500-1.000 lire sia disposto ad indossare la tuta per tutti.
E a pensarci bene... i consumatori continuerebbero a risparmiare circa 1.000 lire a pieno; per le imprese nessun problema di personale; e per i disoccupati in servizio ai distributori neanche il problema della dichiarazione dei redditi. Meglio di così!