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Purtroppo, di nuovo in evidenza: Contro ogni forma di razzismo
L'esecuzione della condanna a morte di Gary Graham pone degli inquietanti interrogativi.
Interrogativi che molte associazioni contro la pena di morte non si pongono o che fanno finta di non vedere, continuando a porre la questione in maniera astratta, come un problema meramente etico, senza cercare di capire come e perché nei democraticissimi Stati Uniti un innocente potrebbe finire condannato a morte.
Diversamente, tra i cittadini americani comincia ad insinuarsi un dubbio atroce, e che cioè il sistema giudiziario americano, ben lungi dall'essere concretamente garantista dei diritti dei cittadini, si stia macchiando di un numero considerevole di omicidi.
Il caso Gary Graham è emblematico: condannato a morte a soli 17 anni,  sulla base di una sola traballante testimonianza e senza avere sentito alcun teste a difesa a causa dell'incapacità dell'avvocato assegnato d'ufficio. Un processo, di fatto, senza difesa, negli anni smontato pezzo per pezzo senza che vi sia mai stata, però, la possibilità di arrivare ad una revisione.
La vicenda di Gary Graham presenta molte analogie con quella, più nota, di Mumia Abu Jamal: anche quest'ultimo condannato a morte a seguito di un processo farsa che le autorità americane si rifiutano di rimettere in discussione; ed altre preoccupanti similitudini è possibile riscontrare con altri casi purtroppo meno noti all'opinione pubblica.
Le coincidenze cominciano quindi ad essere un po' troppe per non domandarsi come e perché negli Stati Uniti sia possibile calpestare, apertamente, le più elementari garanzie giuridiche per arrivare a condannare a morte un imputato.
Non ci troviamo, forse, di fronte ad una "giustizia esemplare" che ha il solo scopo d'inviare messaggi nei confronti di chi ha tutte le "carte in regola" (minoranze etniche e politiche, settori sociali emarginati o conflittuali) per finire sul banco degli imputati?
Del resto, negli Stati Uniti il numero dei soggetti costretti a restrizione della libertà è arrivato a livelli tali (circa 2 milioni) da non lasciare dubbi riguardo alla funzione di controllo sociale e politico svolto dal sistema penale americano. Una società che produce diseguaglianze intollerabili nella quale le inevitabili manifestazioni della piccola criminalità e dei comportamenti sociali e politici considerati deviati non vanno risolti riducendo le diseguaglianze, ma aumentando le discriminazioni, a partire da un sistema giudiziario che condanna in modo esemplare i soggetti sociali ... non degni di tutela giuridica.
La pena di morte negli Stati Uniti, quindi, non solo come una questione di coscienza, ma anche e soprattutto un problema che investe l'intero funzionamento della macchina giudiziaria direttamente coinvolta nella lesione dei più elementari diritti civili e politici.