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Purtroppo, di nuovo in evidenza: Contro ogni forma di razzismo

Diritti da rivedere nel mercato globale.
Se tutto andrà secondo le intenzioni del Ministro Urbani, il Consiglio dei Ministri varerà ben presto nuove norme con le quali contrastare, ancor più efficacemente, il fenomeno della pirateria informatica, in modo particolare quella che, attraverso Internet, si svolge nelle mura di casa.
La pratica di scaricare film, infatti, starebbe mettendo in crisi il settore audiovisivo di tutto il mondo: intorno ai 4 miliardi di Euro l’anno la stima del danno arrecato (TG1 ore 13.30 del 04/03/2004).
A leggere certe cifre, l’allarme per la tutela della proprietà intellettuale, nonché di tutta l’industria cinematografica, appare ampiamente condivisibile.
Ma ciò che però appare subito in tutta la sua anomalia, è la mancata corrispondenza tra il presunto danno subito e gl’incassi in sala che, almeno per i film maggiormente esposti al commercio illegale (se un film non va bene nelle sale difficilmente sarà possibile trovarlo nelle strade), non sono mai andati così bene.

Alcuni incassi nel mondo dei film maggiormente sottoposti a pirateria:

Titanic -                          1835.4  milioni di $
Il signore degli anelli 3 – 1009    milioni di $
Il signore degli anelli 2 –   924.7 milioni di $
Il signore degli anelli 1 –   860.7 milioni di $
Jurassic Park –                  920.1 milioni di $
Alla ricerca di Nemo –      849.8 milioni di $
Harry Potter 1 –               975.8 milioni di $
Harry Potter 2 –               866.4 milioni di $
Limitandoci all’Italia, invece, tra i film più gettonati in rete e per le strade, troviamo Pieraccioni e la coppia Boldi-De Sica con, rispettivamente:
24.9 milioni di Euro; 19.17 milioni di Euro.
Poi il vuoto, ma questa è una peculiarità tutta italiana che si ripete tutti gli anni senza che la pirateria c’entri qualcosa.

Visti i dati reali, quindi, come e perché tanto allarme e tanta dedizione per contrastare una pirateria che non impoverisce nessuno e che, come ben sanno anche gli allarmisti e come i dati al botteghino dimostrano, per la maggior parte riguarda un utenza che al cinema non andrebbe comunque?
Quanti di quei 4 miliardi di Euro l’anno sono effettivamente da considerare un mancato incasso e quanto, invece, un mero ed assurdo calcolo statistico sulla base delle copie pirata in circolazione di un determinato prodotto?
Applicare l’equazione “una copia pirata = spettatori in meno” è quanto di più fuorviante si possa fare.
Chi si procura una copia pirata lo fa, principalmente, per due motivi: il primo, che non ha nulla a che fare con motivazioni specifiche, perché è facile procurarsela; il secondo, perché non sarebbe in ogni caso andato al cinema (si tenga presente che per gran parte del materiale scaricabile si tratta, per lo più, di copie scadenti sotto il profilo della qualità video e audio).
Paradossalmente, invece, è proprio grazie alla cosiddetta pirateria che anche chi non va al cinema alla fine, per usare un’espressione ultimamente in voga, muove l’economia: PC sempre più sofisticati, supporti di memoria, masterizzatori, collegamenti veloci, ecc., il tutto per anticipare la visione di un film che verrà rivisto soltanto in TV e del quale, nel frattempo, non se ne sarebbe sentita la mancanza.

Ma al di là dei paradossi che fanno muovere l’economia, visti in ogni caso i forti guadagni registrati dall’industria audiovisiva, si pone il banalissimo problema di come garantire il giusto prezzo e, soprattutto, il giusto guadagno per produttori, autori e artisti.
Quanti di quei 4 miliardi di Euro che mancano all'appello possono essere infatti considerati una pretesa ingiustificata?
Non è la pirateria, ma gli alti guadagni di pochi, sia nelle sale che nel mercato dell’home-video, in un ambito di alti costi per l'utente finale, la causa principale delle poche risorse destinate dai consumatori ai prodotti considerati minori.
A ciò si aggiunga l’assurdità di non aver ancora previsto norme di tutela del diritto di autore che tengano conto anche degli utili effettivamente realizzati in  un dato arco di tempo.
Le attuali leggi di tutela del copyrigth non hanno più senso in un mercato globale dove una sola scrittrice è in grado di ricavare, in pochi anni, oltre 200 milioni di dollari di soli diritti d’autore.
Come è assurdo che si debba pagare non meno di 20 Euro anche per film di vecchia data (in modo particolare sui prodotti per bambini la speculazione raggiunge livelli indecenti) grazie ai quali chi li ha prodotti ha già guadagnato l’equivalente di 20 film di nuova uscita.
E’ questa pirateria legalizzata a strozzare la domanda, e non la copia pirata fatta in casa che tanto angoscia i nostri legislatori.

Su un tale tema, infine, non si può concludere senza un invito a ricordare, anche a rischio di sembrare demagogici, quali i soggetti che verranno perseguiti e quali, invece, i soggetti che potranno godere di una nuove norme di legge a tutela dei loro già ricchi guadagni e/o compensi professionali. Non soltanto le grandi Major, ma anche, nel loro piccolo, che poi tanto piccolo non è, visti gl'ingaggi: autori, attori, personaggi dello sport; ecc.
Per essere chiari: ma è così necessario impegnare il Parlamento per tutelare gl’interessi di chi guadagna così tanto da non sapere più neanche quanto?