Arrivano le prime cause perse dai lavoratori, precari con stipendi da 1.000 euro al mese, per le quali il giudice decide per la non compensazione delle spese.
Tradotto: fare una causa di lavoro può comportare l'essere condannati a pagare intorno ai 20.000 euro di spese.
Qui siamo oltre l'intimidazione, questa è una dichiarazione di guerra.


Contro questa guerra, portata avanti attraverso alcuni giudici che non hanno vergogna di prestarsi a questo gioco, è urgente organizzarsi per combatterla al meglio.
Tra le urgenze, rimettere in moto il circuito della solidarietà. Non per fare del bene a questo o quel malcapitato, ma affinché nessuno abbia paura di rivendicare i propri diritti per la paura di essere condannato a pagare spese che, da poveri cristi, sarebbero insostenibili.