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Purtroppo, di nuovo in evidenza: Contro ogni forma di razzismo
Al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, e a tutti coloro che fanno finta di non sapere che l'Italia è in guerra.

Come era logico aspettarsi, in Iraq sono caduti i primi militari italiani.
E come era altrettanto logico aspettarsi, la prime reazioni delle maggiori cariche dello Stato sono state tutte di dura condanna di quello che è stato definito un vile atto di terrorismo.
Nessuno che parli di guerra o di atto di guerra.
Ma che possa piacere o no agl'ipocriti che hanno mandato al macello i nostri soldati, è sin troppo evidente come in Iraq ci sia una guerra, degli eserciti occupanti ed un popolo senza reali diritti di sovranità in seguito ad una guerra unilaterale e illegittima.

Condannare quello che non è stato un "vile attentato", bensì un atto di guerra nei confronti di un "legittimo obiettivo militare" (così vengono definite le vittime delle bombe "intelligenti") ha ben poco senso: si è in guerra, una parte contro un'altra, e le vittime italiane a Nassiriya non sono altro che la diretta conseguenza della scelta di far partecipare l'Italia alla guerra degli USA contro l'Iraq.

Ognuno risponda, quindi, delle proprie responsabilità, chiamando ogni cosa con il suo vero nome e senza trincerarsi dietro il facile pretesto della lotta al terrorismo.

Personalmente, ho provato un sincero sentimento di cordoglio per le vittime e per i familiari delle vittime: ma anche indignazione e disprezzo per chi ha trascinato l'Italia in questa ennesima, assurda, avventura guerrafondaia.